Marzamemi, diventato negli ultimi anni uno dei luoghi più noti di tutta la Sicilia, riesce a mantenere il suo fascino antico. Un fascino semplice, fatto di piccole case in arenaria bionda dalle mura scrostate, una vecchia tonnara e la sua chiesa. Piccoli ristoranti con i tavoli di legno all’aperto, sedie blu impagliate, grandi vasi di ceramica siciliana colorati e tanti fiori.
Il cielo quasi sempre blu ed il sole che si infila ovunque.
E davanti l’incanto del mare. Un insieme, pur nella sua semplicità, difficile da dimenticare.
“La piazza di Marzamemi è un luogo metafisico, un concentrato di tutti i sud del mondo”
Gabriele Salvatores che qui ambientò il suo “Sud”
Marzamemi nasce come un piccolo porto di pescatori e la sua storia è legata profondamente al mare e alla pesca del tonno.
Marzamemi fu fondata dagli arabi nel 1000 e di origine araba è probabilmente il suo nome. Nacque come un approdo e vi si sviluppò presto la pesca del tonno.
La sua importanza crebbe a partire dal 1650, quando venne ampliata la sua tonnara, la più importante della Sicilia orientale. Prima dai Baroni di Calascibetta e poi dai Nicolaci di Villadorata.
Il borgo che riconosciamo oggi come il nucleo antico antico, nasce proprio intorno ed a uso della tonnara.
Il fascino dell’antica tonnara
È l’unico esempio nel Mediterraneo di borgo – tonnara dove non c’è separazione fra i luoghi dove si vive e dove si lavora.
“U malafaragghiu“, il centro abitato, è attaccato al Palazzo dei Principi Villadorata, signori del luogo.
Proprio per i pescatori, provenienti dai paesi vicini per la stagione del tonno, erano state costruite le piccole “pagliaru”, le casette di pochi metri quadrati che ancora oggi circondano la piazza ed il cortile arabo.
La bellissima Piazza Regina Margherita, che appare oggi così grande in confronto al piccolo borgo, lo è perché i pescatori la utilizzavano per stendere, preparare e unire le grandi reti usate per la mattanza dei tonni.
Per lo stesso scopo veniva usato anche uno dei due porticcioli, la “Balata”, simile ad una piazza. Lì poi attraccavano i tre “scieri”, i grandi barconi di 20 metri usati per la pesca del tonno. San Corrado, Concettina e Progresso erano i loro nomi. Rimasti abbandonati fino a poco tempo fa nei cortili della tonnara, a breve verranno restaurati, così come i cortili stessi.
Nella chiesetta antica, accanto alla tonnara, pregavano i marinai raccomandandosi alla statua di Sant’Antonio, patrono delle tonnare siciliane, perché la pesca fosse abbondante.
La pesca lo fu fino al dopoguerra tanto che a Marzamemi si effettuavano due mattanze ogni giorno: una al mattino e una nel primo pomeriggio.
La mattanza dei tonni
Un mondo antico e selvaggio quello della mattanza, fulcro della storia mediterranea fatta di sangue e lotta, in cui i destini dei protagonisti, uomini e pesci, si incrociavano in una vorticosa ed estenuante danza di vita e morte. Una tradizione mediterranea millenaria intrisa di crudeltà e religiosità insieme.
Dalla costa era possibile ascoltare i canti dei tonnaroti. Il più importante, cantato sia al momento del “calatu” che al momento del “salpatu“, parlava di Lina. Nella prima parte della mattanza era una bella fanciulla vergine, così come lo erano le reti che venivano calate. Nella seconda parte, diventava una “donna di malaffare”, che, concedendosi a molti, era sempre gravida, come la rete piena di tonni alla fine della pesca. Proprio questa identificazione della rete con una donna sarebbe il motivo per cui i pescatori pregavano Sant’Antonio da Padova per una pesca abbondante. Il Santo infatti, tradizionalmente, concede la grazia della gravidanza alle donne sterili.
Al patrono di Marzamemi, protettore della gente di mare, è invece dedicata la festa più sentita, la festa di San Francesco di Paola, che si svolge il primo lunedì dopo Ferragosto. Il momento più suggestivo è quando, alle 18, la statua del santo lascia la chiesa e viene portato in processione, accompagnato dalla banda, fino al porto. Qui la statua viene issata su una barca e la processione prosegue in mare. Al rientro in porto, viene portato fra le vie del piccolo borgo antico per poi rientrare in chiesa.
Alle spese per la festa, quando la tonnara era ancora in uso, contribuiva il proprietario che donava il tonno più grosso pescato nel giorno della festa.
Se queste storie antiche siciliane vi affascinano, vi segnalo un racconto di pesci, principi e rais che ho conosciuto fra i tavoli del ristorante che più ho amato della Piazza di Marzamemi. D’altronde sopra ogni tavolo c’è un libro tenuto fermo da un limone. Difficile per me non amarlo.
Cibo tipico di Marzamemi
A proposito di cibo, a Marzamemi la cucina è squisita. I prodotti tipici sono la bottarga e la ventresca di tonno rosso, il pesce spada affumicato, gli arancinetti di pesce o al nero di seppia, la frittura di pesce in cassetta, la suppizzata di tonno con contorno dei pomodorini di Pachino. E per dessert, le granite di mandorle e le crispelle di San Martino.
Consigli per visitare Marzamemi
Se potete, visitate Marzamemi fuori stagione. Negli ultimi anni è diventata così famosa che la sera d’estate può essere invivibile. Se siete appassionati di fotografia, dimenticatevi di fotografarla con calma.
Se proprio andate d’estate, fate come me e visitatela nella tarda mattinata. Con il caldo i turisti sono tutti al mare e avrete Marzamemi tutta per voi! Dopo la passeggiata potrete godervi un bel pranzo in un tavolo all’aperto nella piazza o nei ristoranti affacciati sul mare. Fa caldo, ma è quasi sempre ventilato.
Ovviamente anche di sera, il piccolo borgo ha un fascino incredibile con le sue file di lucina appese ovunque. Però siate pronti alla folla.
Non fatevi spaventare dall’enorme parcheggio alle porte del paese e dai primi edifici dozzinali…appena entrerete nella piazza sarete catapultati in un borgo con un’atmosfera magica. Bello come sanno esserlo le cose semplici!