Arroccato a 1265 metri, Santo Stefano di Sessanio è uno dei borghi più affascinanti d’Abruzzo.
Sorge nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e gode di vedute incantevoli. Qui la vita è quella semplice dei borghi, in mezzo al silenzio.
Oggi ci appare colpito dal terremoto dell’Aquila in quello che ne è sempre stato il suo simbolo principale: la Torre Circolare, o Medicea, come viene erroneamente chiamata, completamente crollata ed ora in ricostruzione.
Simbolo del borgo perché la torre venne costruita prima, probabilmente come torre di avvistamento. Non lontano, infatti, c’erano alcune abitazioni rurali e un sito monastico.
Il borgo, come lo conosciamo oggi, nascerà in seguito intorno alla torre. La prima notizia certa della sua esistenza risale al 1239.
La torre ne costituisce il principale elemento anche perché il borgo ha una forma ad ellisse. La posizione delle case, una in fila all’altra, e l’andamento degli stretti vicoli, seguono percorsi circolari proprio partendo dalla torre e lasciandola sempre al centro.
Sono case torri quelle di Santo Stefano, strette ed alte per ragioni difensive e perché lo spazio sul pianoro era poco. Tutte in pietra calcarea bianca, la pietra della zona, oggi un po’ ingiallite dal passare dei secoli. Le case più esterne, sono delle case mura con poche e piccole finestre che avevano funzione difensiva dato che non esistevano mura a proteggere il borgo.
Sono presenti anche alcuni sporti, particolari tunnel che collegano in modo insolito zone diverse dell’abitato con alcune case edificate sopra per proteggerle dalla neve.
Santo Stefano di Sessanio deve la sua fortuna nel passato alla sua posizione. Sorge infatti vicino alla grande via della transumanza e alla via consolare Tiburtina Valeria che andava da Pescara a Roma.
In zona ci sono anche tracce di insediamenti umani di migliaia di anni avanti Cristo, ma sicuramente Santo Stefano conobbe una prima floridità con l’occupazione romana all’inizio del IV secolo A.C.. In quest’epoca prese piede anche la transumanza che, più avanti, costituirà la principale attività.
La sua massima ricchezza Santo Stefano la raggiunse alla fine del XVI secolo con i Medici grazie alla lana carfagna, una lana nera grezza qui prodotta e mandata poi a Firenze per essere lavorata e mescolata con le lane pregiate provenienti dal nord Europa. Nascevano così i panni fiorentini che venivano usati per le uniformi militari e per il saio dei monaci.
Del ricco periodo mediceo è il bellissimo palazzo con loggiato rinascimentale sopraelevato chiamato la Casa del Capitano.
Passeggiando per i vicoli del borgo poi, si possono ammirare tantissimi portali e finestre decorati finemente dagli scalpellini toscani nella pietra bianca calcarea. Così come innumerevoli stemmi, fra cui quello mediceo sulla porta che conduce in Piazza Medicea.
Il commercio della lana incoraggiò ancora di più la pastorizia e la transumanza diventò importantissima.
La transumanza caratterizzò fortemente tutto l’Abruzzo e si stima sia durata per almeno 7 secoli. Con l’arrivo del freddo autunnale, i pastori abruzzesi portavano le greggi di pecore nei pascoli della Puglia per poi ritornare a primavera inoltrata. Quasi tutti gli uomini abruzzesi rimanevano fuori casa per 8 mesi.
Le vie della transumanza si chiamavano tratturi ed erano larghe strade battute dagli zoccoli delle pecore. Il Tratturo Regio era quello più importante ed andava da L’Aquila a Foggia. Santo Stefano era una delle stazioni di riposo dei pastori transumanti. Si stima che tra XVI e XVII secolo più di 4 milioni di pecore scesero dall’Abruzzo alla Puglia!
Oggi si sta cercando di valorizzare gli antichi tratturi che sono a tutti gli effetti un “monumento” della storia commerciale e sociale di tutti i territori attraversati.
Con l’Unità d’Italia nel 1861, i pascoli pugliesi furono privatizzati e venduti e non poterono più essere utilizzati per il pascolo. Questo determinò la fine della transumanza ed il declino di Santo Stefano di Sessanio. La popolazione, privata della sua principale fonte di reddito, dovette abbandonare il borgo ed emigrare altrove. Il borgo nel 900′ rimase quasi disabitato.
Oggi, ci vivono circa 110 abitanti.
Negli ultimi anni però il borgo ha raggiunto una certa notorietà anche all’estero grazie ad un progetto visionario e splendido di Daniele Kihlgren. Italo/svedese, si innamorò del borgo durante una peregrinazione in moto attraverso l’Italia in seguito alla morte del fratello. Il suo fu amore a prima vista e decise di realizzare proprio qui un’idea che gli frullava in testa da un po’. Restaurare un borgo medievale senza costruire nemmeno un metro quadro nuovo, ma ripristinando quello che già c’era.
Santo Stefano di Sessanio gli apparve perfetto. L’essere rimasto pressoché disabitato, gli aveva risparmiato gli scempi dell’edilizia anni 50′. Il borgo appariva ancora come nel medioevo senza edifici aggiunti.
Così acquistò diversi immobili per farne una struttura ricettiva, Sextantio. Il suo è stato un restauro puro, lasciando le stanze adibite a quello per cui erano nate. Le cucine sono rimaste cucine, le camere camere. Non è stato usato il cemento per consolidare e per gli arredi sono stati usati solo pezzi originali della zona e le tessiture a telaio nella lana locale. Perfino i muri sono rimasti com’erano, senza intonaco e imbiancatura. Per non cancellare le tracce di chi ha abitato quelle case.
Perché sono proprio quelle persone comuni, pastori e agricoltori, e ciò che hanno creato, che Daniele ha voluto proteggere. La sua missione è stata dare dignità a quello che lui chiama “patrimonio storico minore” e al suo paesaggio. Dimenticato, secondo lui, da un’Italia troppo ricca di arte classica e monumenti.
Sono stanze come una volta quelle di Sextantio, forse non sempre comode, ma tremendamente affascinanti.
Sextantio ha inoltre sottoscritto nel 2002, insieme al comune e all’Ente Parco, la “Carta dei valori per Santo Stefano di Sessanio” in un vero patto di preservazione del borgo.
Da luogo di abbandono Santo Stefano di Sessanio è così diventato un luogo di sperimentazione di un grande modello ecosostenibile.
Non a caso il secondo progetto di Sextantio nascerà a Matera, un’altra città che era stata dimenticata prima di tornare alla ribalta.
Santo Stefano oggi è anche uno dei Borghi più belli d’Italia e cerca di ripopolare il borgo. A fine 2020 ha infatti lanciato un progetto per offrire ad alcune famiglie di under 40 delle abitazioni nel borgo con un affitto simbolico e aiuti in denaro per avviare un’impresa in loco. Con la sola condizione che sia un mestiere legato al territorio, guide e servizi turistici, botteghe o imprese agro alimentari, o legato alla digitalizzazione. Sono arrivate tante richieste, segno di un rinnovato interesse dei giovani per una vita più semplice e a contatto con la natura.
Tornando a vivere a quelli che erano e sono i ritmi del borgo. Lenti, silenziosi e in pace con la natura.
Oltre all’albergo diffuso, ci sono alcuni ristoranti e piccole botteghe dove acquistare oggetti di artigianato e prodotti tipici fra cui le famose lenticchie di Santo Stefano, presidio slow food. Si tratta di una qualità molto rara, prodotta in questa zona fin dall’antichità.
Cucina tipica
Con la lenticchia si preparano zuppe semplici da mangiare accompagnate con quadratini di pane fritto in olio di oliva. Oppure con patate, salsiccia e volarelle, la tipica pasta fatta a mano e tagliata a quadratini.
Altri protagonisti della cucina di Santo Stefano sono l’agnello, i formaggi e lo zafferano prodotto nella vicina Navelli.
Ci sono poi preparazioni specifiche per la vigilia di Natale come la minestra di ceci e castagne o per quella di Pasqua come la minestra di gnocchetti e fagioli poverelli.
Per la festa del patrono si cucinano invece le sagnette al sugo di agnello.
Trai dolci abbiamo le ferratelle, i dolci con le mandorle, il pasticcio degli dei, con crema allo zafferano.
Quando andare a Santo Stefano di Sessanio
Santo Stefano è bello in ogni stagione. D’inverno si può abbinare la visita ad un soggiorno sulla neve mentre, nelle altre stagioni, alle passeggiate a Campo Imperatore.
Una buona occasione per andare sono anche le varie feste tradizionali che rianimano il borgo:
Festa del Patrono S.Stefano Promartire, si svolge il 2/3 di agosto
Estate nel borgo, si svolge il 12/13 agosto e sono presenti tanti banchi di prodotti artigianali e cibo tipici. Inoltre cortei e danze medievali e saltimbanchi.
Lungo tutto il mese d’agosto ci sono molti concerti soprattutto dell’Officina Musicale. I concerti sono favoriti anche dalla presenza nel borgo di Ljubimow, uno dei più importanti registri teatrali che soggiorna qui tutte le estati.
Sagra delle lenticchie, si svolge a settembre