Diamante, la perla del Tirreno come la chiamò la scrittrice Matilde Serao. Diamante, la città dei peperoncini o la città dei murales.
Quale la definizione migliore? Tutte, perché Diamante, il piccolo borgo calabro in provincia di Cosenza, racchiude tutto ciò insieme.
Si trova sul tratto di costa tirrenica che viene chiamata “Riviera dei Cedri” perché qui si coltiva da sempre questo agrume meno conosciuto. Davanti, le acque cristalline del Tirreno e una delle due isole della Calabria, l’Isola di Cirella. Alle spalle i monti del bellissimo Parco Nazionale del Pollino. Una posizione unica che la rendono sicuramente una “perla”.
La città del peperoncino, perché qui, come in gran parte della Calabria, si coltiva e si usa in grandi quantità. Troverete i peperoncini appesi ovunque, fuori dalle porte dei negozi, così come nei balconcini delle case. Angoli che sanno subito di sud Italia e che, quando li vedi, non puoi fare a meno di fotografarli!
Non per niente proprio a Diamante ha sede l’Accademia del Peperoncino e si tiene, nel secondo weekend di settembre, il Peperoncino Festival dedicato proprio al “diavulicchio”, come lo chiamano i calabresi. La prima edizione si è tenuta nel 1992 nel cinquecentenario della scoperta delle Americhe, fatto che ha dato inizio all’importazione in Europa di questa spezia.
Ed infine, la città dei murales, perché le facciate delle case bianche del borgo antico, sono state valorizzate da ben 335 murales. Tanto da portare Diamante al primo posto delle città dipinte. L’iniziativa si deve al pittore Nani Razetti che nel 1981, d’accordo con l’amministrazione, realizzò il suo sogno di portare a Diamante 83 artisti da tutto il mondo, per fare del borgo un museo a cielo aperto con 150 murales. Lui la chiamava “La città dei nasi all’insù”. Sue queste parole:
Lì dove la tutela del patrimonio artistico, storico e ambientale, fosse totalmente disinteressata, l’intervento della pittura muraria può risvegliare e far rinascere il gusto per la conservazione del proprio muro che, da muro, prende vita e diviene idea viva.
E vivi i muri di Diamante lo sono diventati davvero.
Da allora, sono state riproposte altre manifestazioni che hanno arricchito vari edifici di nuovi dipinti. Dal 2017 è poi nata OSA – Operazione Street Art, il festival di arte urbana che ha portato a Diamante street artist molto quotati. È cambiato lo stile rispetto ai primi murales. Quelli degli ultimi anni sono più contemporanei, così come i materiali usati, spray e pittura al quarzo. Alcuni sono veramente espressivi come il bambino migrante di Lino Ozon contro il razzismo, il mio preferito.
Al di là di genere e gusto, tutti concorrono in egual misura a valorizzare il patrimonio urbano di Diamante.
Oltre a tutto ciò, Diamante ha ancora tanto da offrire. Una comoda spiaggia cittadina in cui passare le giornate di mare, un lungomare sopraelevato di 13 metri in cui passeggiare, tanti ristoranti con i tavoli fra i vicoli in cui gustare le prelibatezze calabre ed un’atmosfera vacanziera veramente piacevole! E non dimentichiamo la vicinanza al Pollino con le sue montagne così particolari ed i suoi borghi “appesi”.
Curiosità su Diamante
La festa più sentita è quella dell’Incoronazione dell’Immacolata Concezione che si svolge ad agosto. La tradizione racconta che la statua della Madonna fu posta nell’omonima chiesa quando l’imbarcazione che la trasportava rimase bloccata nel porto del paese. I marinai pensarono allora di mettere la statua nella chiesa per custodirla temporaneamente. Il parroco però, il giorno dopo, notò che la statua non aveva più le mani incrociate, ma un braccio sollevato verso il cielo con tre dita aperte in segno di protezione verso Diamante. Dopo questo miracolo la popolazione impedì che la statua potesse riprendere il suo viaggio via mare.
Il “Cedro liscio di Diamante”, qui coltivato, è famoso in tutto il mondo e viene esportato soprattutto a Israele e negli Stati Uniti, dove è usato dalle comunità ebraiche, in occasione della festa dello Sukkot. Per gli ebrei il cedro è infatti il simbolo della perfezione. Il cedro al giorno d’oggi è in gran parte trasformato in canditi. Oppure se ne fa la marmellata impiegata per farcire i bocconotti, biscotti di pasta frolla. Si produce anche il liquore ottenuto per infusione della corteccia. Io l’ho acquistato ed è ottimo! Inoltre si usano le foglie del cedro per avvolgere acini di uvetta aromatizzata, legati con un giunco e infornati. Il loro nome è “penicilli” che vantano addirittura una citazione di Gabriele D’Annunzio che, nel romanzo “La leda senza cigno” li definiva un’autentica delizia.
Altre specialità della ricca cucina della zona sono le “pitticelle di rosamarina“, frittelle a base di bianchetto e i cugnitti, alici conservate sotto sale e peperoncino in recipienti di creta.
Altri prodotti tipici a base di peperoncino sono l”Olio santo”, peperoncino, raccolto fresco e messo sott’olio usato per condire, e la ‘nduja, un salame spalmabile piccantissimo!
Un ultimo suggerimento: non azzardatevi a chiedere delle posate per assaggiare il “cuoppo di mare“, la frittura di pesce servita in un cono di carta, o per assaporare una bella impepata di cozze…vi guarderebbero malissimo!
Insomma, se siete nei dintorni, non potete non visitare questo ricco borgo marinaro!