Civita di Bagnoregio, la città che muore. Così l’aveva descritta lo scrittore Bonaventura Tecchi.
La fiaba del paese che muore – del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dell’Umbria – durerà ancora
Bonaventura Tecchi
Perché da sempre vive con questo senso di fragilità e precarietà a causa del territorio in cui si trova. Civita di Bagnoregio si erge infatti su uno sperone di tufo in mezzo alla meravigliosa Valle dei Calanchi, formati da millenni di erosioni.
Uno spettacolo naturale che ci è stato regalato dal vento e dalla pioggia.
I banchi d’argilla che la sorreggono sono stati soggetti da sempre all’erosione. Tanto che Civita, fondata dagli etruschi ben 2500 anni fa, già a metà Ottocento venne quasi del tutto abbandonata dai suo abitanti che si trasferirono nella vicina Bagnoregio. Nel corso della storia si sono dovuti sempre trovare percorsi alternativi per raggiungerla come il “Bucaione”, tunnel scavato nella roccia.
Negli anni anche i terremoti e le bombe delle guerre hanno minato il territorio già fragile finché non rimase del tutto isolata a causa della frana dell’unica strada. È stato possibile raggiungerla nuovamente solo nel 1965 con la costruzione di un ponte pedonale di cemento armato lungo 200 metri. Ad ora ci vivono solo 8 persone.
Ma Civita di Bagnoregio non è più la città che muore perché oggi è uno dei Borghi più belli d’Italia che attira migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Grazie anche ai tanti artisti che l’hanno amata ed ammirata.
Civita è stata un set cinematografico più volte. Per il capolavoro di Fellini “La strada” e per “L’uomo delle stelle” di Bernardo Bertolucci. Così come per le più recenti fiction Pinocchio e “Il nome della rosa” dove Civita è Pietranera. E i registi l’hanno amata a tal punto da portare spesso lì le loro famiglie durante la lavorazione dei film. Così che i vicoli del borgo furono riabitati dai loro bambini che correvano e giocavano.
Il regista premio Oscar Hayao Miyazaki, maestro indiscusso dell’animazione giapponese, pare abbia dichiarato in un’intervista di aver preso spunto per il suo “Laputa – Castello nel cielo”, uno dei suoi meravigliosi film d’animazione, anche da Civita. In effetti, il suo castello nel cielo, la ricorda moltissimo. Questo sarebbe proprio il motivo dell’arrivo di tantissimi turisti dall’oriente.
Quando venne lanciata la petizione per candidarla a Patrimonio dell’Unesco, fra le tante adesioni comparivano i nomi di Giuseppe Tornatore, Bernardo Bertolucci, Umberto Eco, Ennio Morricone, Andrea Camilleri e tanti altri.
E l’arte continua a girare intorno a Civita di Bagnoregio. Negli ultimi anni è nata la “Casa d’artista” patrocinata da Airbnb, che l’ha scelta per prima per il suo progetto “Borghi italiani”, nato per far conoscere ai turisti stranieri la bellezza dei nostri borghi. Il progetto consisteva nella riqualificazione di tre borghi italiani nei quali realizzare appartamenti da affittare sul noto portale il cui ricavato va interamente in beneficienza al borgo per preservarlo e farlo tornare a splendere. Agli interventi hanno partecipato vari artisti in una comunione di antico e design. Il sindaco di Bagnoregio mise a disposizione Casa Greco, edificio di proprietà pubblica semi crollato negli anni 80. Oggi è possibile affittarlo e lo trovate con il nome “Casa d’Artista”. Non è a buon mercato, ma credo che soggiornare all’interno del borgo, in una casa fra design e cultura, ne valga la pena.
Civita di Bagnoregio diventa così, un po’ come Matera, un esempio per tutta l’Italia di come si possano rivalutare i nostri borghi, un patrimonio inestimabile, attraverso la cultura, l’arte e la promozione turistica.
Civita non muore più e, in fondo, non mi è mai piaciuta questa definizione perché non si può chiamare morta ciò che è pura bellezza.
Non muore più perché è uno dei borghi più fotografati degli ultimi anni ma, purtroppo, necessita ancora di tante opere per combattere l’erosione che continua implacabile. Una corsa contro al tempo per farla rimanere viva.
Non pensate però ad un borgo abbandonato nonostante i suoi 8 abitanti. Civita è curata come un piccolo gioiello.
Ad accogliervi al vostro arrivo troverete Porta Santa Maria con le sue decorazioni con i leoni che schiacciano figure umane. Simboleggiano gli abitanti di Civita che schiacciano i tiranni.
Anche le case chiuse e non abitate sono ristrutturate e ci sono vasi di piante fiorite ad ogni finestra o accanto alle porte. Passeggiare per i suoi vicoli è una delizia per gli occhi.
Vi consiglio di infilarvi in tutte le stradine per trovare i vari affacci sulla Valle dei Calanchi. Sublime è la vista che si gode dal “Giardino del Poeta”. In cambio di una piccola offerta o l’acquisto di uno dei prodotti dell’azienda agricola che ne è proprietaria, vedrete uno spettacolo unico!
Così come vi consiglio di visitare Civita nel tardo pomeriggio quando i pullman dei tanti turisti se ne sono già andati e potrete gustarvela con più calma.
E poi il consiglio migliore: fate come me e fermatevi a cena in una delle taverne dove si mangia e beve benissimo.
All’uscita vi troverete dentro un presepe. In un borgo magico.
Dove dormire?
Io ho dormito in un solo luogo, ma non ho nessun dubbio che tornerei di nuovo lì. A “Dopo il settimo cielo”, che già dal nome è una promessa. Un B&B di charme, una vera casa di famiglia dove le camere sono quelle delle figlie cresciute ed andate a vivere altrove. Tutto rimasto inalterato come inalterata è la bellezza della casa e del luogo. Non è dentro Civita, ma la sentirete molto vicina perché questo è il panorama che vi troverete davanti, a distanza di teleobiettivo, nel grande prato della casa.
Feste e sagre di Civita di Bagnoregio
Ogni stagione è bella per andare a Civita di Bagnoregio.
Ci sono però momenti particolari in cui assistere ad eventi speciali.
Il Venerdì Santo c’è la Processione del Cristo Morto che viene portato da Civita a Bagnoregio.
La prima domenica di giugno e la seconda di settembre c’è il Palio della Tonna. I fantini che si contendono il Palio non montano cavalli ma asini. Devono girare in tondo sulla piazza del borgo per tre volte.
Per finire, da fine dicembre a inizio gennaio c’è il Presepe Vivente, un presepe nel presepe.