Lanzarote è un’isola diversa da tutte le altre.
Ma è difficile raccontarla. Perché non ci sono luoghi a cui paragonarla.
Ci hanno provato scrittori, poeti e navigatori.
Forse è come immaginiamo che siano gli altri pianeti. Forse è l’inferno come l’ha pensato Dante.
È teatrale e drammatica nel suo paesaggio aspro. Nella sua terra nera e rossiccia.
In ogni punto di questa isola, si sente il potere della natura.
Lanzarote è paurosa con i suoi tanti crateri con la bocca aperta verso il cielo. Soprattutto intorno alle Montañas del Fuego nel Parco di Timanfaya.
Non ci si stupisce che qui siano state girate alcune scene del film “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick.
In quel paesaggio che sembra provenire da un altro pianeta. In cui si percepisce ancora oggi il dramma.
Sei anni di eruzioni che hanno cambiato per sempre i fertili terreni dell’isola. Una colata lavica che ha ricoperto gran parte del territorio e ben dieci villaggi. Cancellando la vita.
Per raccontare Lanzarote occorre parlare del coraggio dei licheni che tornano a crescere dopo tanti anni dove la vita non c’era più. Di un verde acceso che acceca in mezzo ai colori scuri. E che commuove.
Lanzarote è spietata nel suo vento costante. Vento che erode e muta negli anni l’aspetto del suo territorio.
Vento che ha costretto i contadini ad ingegnarsi per disegnare vigneti unici al mondo nella zona di La Geria. Con le viti piantate in una buca ed intorno dei muretti circolari a proteggerli dal vento.
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Lanzarote è spazio per lo sguardo, che ha infinite vie di fuga. È quasi solo terra, acqua e cielo. Poche sono le piante che possono viverci. Con quel suolo così povero e le piogge rare.
È la terra dei contrasti di colore. Del suo suolo che muta in pochi metri raccontando la sua storia di plurime colate laviche.
Delle sue spiagge, che vanno dal dorato al nero.
E nel suo lago verde, il Charco de los clicos.
Lanzarote è la forza impetuosa dell’oceano che si infrange sugli scogli.
Le onde lì sono un moto perpetuo da cui si fatica a staccare gli occhi.
Sempre diverse nella loro forma effimera. In tutte le gradazioni fra il bianco ed il blu.
Lanzarote sono i surfisti che le cavalcano quelle onde. Cercano di dominarle. E diventano spettacolo per chi li guarda.
È il silenzio che regna ovunque. Spezzato solo dal rumore del vento.
Lanzarote, ancora, è l’opera più bella e riuscita dell’artista Manrique. Che aveva un sogno: quello di creare una connessione perenne tra architettura e paesaggio. Una fusione in cui dialogassero insieme.
E Manrique ha impreziosito la sua terra con le sue opere. Imponenti o semplici, ma sempre arricchenti e perfettamente connesse con la natura.
Ha lottato tutta la vita per difenderla dagli effetti del turismo. E ci è riuscito quasi su tutto il territorio. La sua è stata una guerra ai palazzi di più di due piani, ai cartelloni pubblicitari, all’edilizia selvaggia.
Le case a Lanzarote per lui potevano essere solo bianche. Con le imposte verdi nell’interno e blu sul mare. È così in gran parte dell’isola.
Lo sguardo non incontra quasi mai brutture, ma si riposa riempiendosi di bellezza e ordine.
Mi piace concludere con un brano di José Saramago, il premio Nobel per la letteratura che ha scelto Lanzarote per trascorrervi gli ultimi 18 anni della sua vita. Lì dicono di lui: “Lanzarote non era la sua terra, ma era terra sua”.
Ecco le sue parole che ben descrivono le sensazioni che Lanzarote provoca. Quell’insieme di emozioni belle, ma insieme struggenti:
Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall’alto il paesaggio nero, scorticato, togliersi la camicia per sentire direttamente sulla pelle l’agitarsi furioso dell’aria, e poi capire che non si può fare nient’altro, l’erba secca, rasente al suolo, freme, le nuvole sfiorano per un attimo le cime dei monti e si allontanano verso il mare, e lo spirito entra in una specie di trance, cresce, si dilata, manca poco che scoppi di felicità. Che altro resta, allora, se non piangere?
Lanzarote è davvero l’isola da vedere almeno una volta nella vita.
Cosa aspetti a farlo anche tu?
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