1° settembre 1730, una data impressa a fuoco nella storia di Lanzarote. Quel giorno il vulcano Timanfaya, eruttò per la prima volta e continuò a farlo per 6 lunghi anni.
E poi lo fece ancora nel corso degli anni, l’ultima volta nel 1823.
Queste eruzioni hanno portato morte e distruzione e cambiato per sempre la fisionomia di almeno un terzo dell’isola.
Lanzarote, come era conosciuta dai suoi abitanti, non esistette più. Al posto dei terreni fertili, una monumentale distesa lavica, cenere e crateri aperti nel paesaggio, montagne con la bocca aperta verso il cielo. Una bocca dall’apertura drammatica come se stesse cercando di respirare in mancanza di ossigeno.
I nomi dei crateri principali sono, oltre alla montagna del Timanfaya, Montaña Rajada, Fuego o del Chinero, Calderas quemadas, Volcán Nuevo, Montaña Rajada e Caldera del Corazoncillo.
Nero, rosso, marrone. Questi sono diventati i colori dell’isola.
Un aspetto quasi lunare, drammatico, primordiale. Che non lascia indifferenti.
Un ciclorama l’ha definita Saramago, il premio nobel per la letteratura che ha scelto Lanzarote per trascorrervi l’ultimo periodo della sua vita fino alla morte. Una stanza circolare con le pareti dipinte che avvolgono interamente lo spettatore, tanto da sentirsene immerso.
Perché il Parco del Timanfaya avvolge davvero, ti mostra un mondo mai visto, qualcosa che di certo assomiglia alla sensazione di trovarsi in un altro pianeta. Non è un caso che a Lanzarote si siano addestrati gli astronauti ESA e NASA del progetto Pangea per studiare come esplorare la Luna e Marte.
Circa 50 Km quadrati trasformati in Parco Nazionale del Timanfaya nel 1974 e dichiarati dall’Unesco riserva della biosfera nel 1994.
Dove non ce n’era più, la vita lentamente è tornata. Sotto forma di eroici licheni, che sono la vegetazione predominante di questo luogo. È quasi commovente il contrasto del loro verde vivo con la terra nera e sterile che sa di morte.
Insieme a loro alcune speci di piante grasse, piccoli arbusti spinosi, insetti e uccelli.
Come arrivare al Parco del Timanfaya
Il parco si può raggiungere solo con l’automobile, percorrendo la strada LZ-67 che porta all’inizio del parco dove pagherete il biglietto per la visita guidata in pullman ed il parcheggio. Non ci sono mezzi pubblici che arrivano qui. L’alternativa è prenotare un tour organizzato in partenza da tutti i luoghi turistici dell’isola presso un’agenzia.
Orari di apertura: 9.00-18.45
Prezzo del biglietto: 12€ per gli adulti e 6€ per i bambini tra i 7 e i 12 anni;
dopo le 15.00 il biglietto è scontato. Ultima visita alle 17.00. Partenza dei pullman ogni 15/20 minuti
Arrivati in cima e parcheggiata l’auto, vi troverete davanti una delle meravigliose opere di Manrique, il ristorante El Diablo. Al termine della visita al parco fermatevi lì a gustare la carne cotta direttamente sul calore che si sprigiona dal vulcano.
Come visitare il parco
Il cuore del Parco del Timanfaya è visitabile solo con i pullman del parco. C’è un giro prestabilito di 13 Km che dura circa 45 minuti e non si può scendere dal pullman. È un limite, ma ne vale comunque la pena perché è l’unico modo di vedere la parte più bella del parco, le Montañas del Fuego, fra i vulcani e le loro colate. Alla fine del tour le guide vi faranno assistere anche a qualche “gioco” che dimostra l’alta temperatura del terreno anche a poca profondità e la forza esplosiva di un geyser. Di sicuro interesse ed attrattiva anche per i bambini.
Per visitare altre aree più limitrofe avete altre opzioni:
- Un’escursione in dromedario da effettuare in coppia (circa 12 euro a dromedario). Dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 15.00. È meglio prenotare con largo anticipo perché la disponibilità è sempre poca.
- Un’escursione a piedi con le guide del parco lungo la Ruta de Tremesana. Di circa 2 Km, va prenotata al Centro Visitatori.
- Un’escursione guidata (prenotazione al Centro Visitatori) o in autonomia lungo Ruta de Litoral, dove la lava incontra l’oceano.