Avvicinandosi a Pitigliano si rimane incantati.
Di giorno non si capisce dove finisca la roccia e dove inizino le case. Un bellissimo contrasto creato dall’ocra intenso del tufo e dal verde dei boschi che circondano il borgo.
Di notte pare quasi sospesa nel vuoto. Con le lucine a trasformarla in un presepe.
Pitigliano, facente parte dei Borghi più belli d’Italia, sorge su una rupe tufacea con le case a picco sullo strapiombo.
A Pitigliano, gli antichi abitanti etruschi, il popolo dell’oltretomba, hanno preferito scavare che costruire. A facilitarli la roccia tufacea che offriva la natura.
Agli etruschi si deve che Pitigliano nasconda sotto di sé un’altra città sotterranea fatta di cunicoli, cantine, magazzini e oratori. Così come le misteriose vie cave, profondi percorsi in mezzo ai boschi, creati tagliando la roccia tufacea con pareti verticali alte anche 20 metri.
Misteriose perché, ancora oggi, non si capisce perché avrebbero dovuto scavare a mano dei cunicoli a cielo aperto. Lunghe anche fino ad un chilometro, spesso intersecavano le necropoli.
La storia di Pitigliano è legata non solo agli Etruschi, ma anche agli Ebrei che qui si rifugiarono a partire dal 500, dopo la limitazione alla loro libertà voluta dal Papa nello Stato della Chiesa. Dapprima racchiusi nel Ghetto ebraico, gli ebrei si integrarono sempre di più nel tessuto sociale. Per questo Pitigliano viene definita la piccola Gerusalemme toscana.
Quella di Pitigliano è infatti una bellissima storia di tolleranza e convivenza lunga cinque secoli fra ebrei e cristiani. Tanto che quest’ultimi più volte difesero gli ebrei dalle prevaricazioni subite. In particolare, durante la seconda guerra mondiale, i cristiani nascosero i compaesani ebrei dai nazisti, mettendo a rischio la loro stessa vita.
Dopo la guerra, la comunità ebraica andò scomparendo tanto che nel 1960 venne chiusa la Sinagoga che era stata danneggiata dai bombardamenti.
Ma ancora oggi, Pitigliano non dimentica gli ebrei. Il comune ha restaurato proprio la Sinagoga che è visitabile e utilizzata, molto raramente, per matrimoni e bar mitzvah (cerimonia di raggiungimento dell’età della maturità per i bambini ebrei) a causa della mancanza del Minian, il minimo di 10 ebrei maschi e adulti che sono necessari per ogni celebrazione.
Sono oggi visitabili anche gli altri locali del ghetto ebraico.
Il macello Kasher, dove si macellava la carne kasher, ovvero ritenuta pura così da poter essere consumata dagli ebrei, quella di bovini, ovini, fervidi e alcuni volatili. Anche la macellazione deve seguire una certa procedura nel taglio alla giugulare e nell’asportazione di tutto il sangue che è proibito agli ebrei.
Il forno delle azzime, che veniva aperto solo una volta all’anno negli otto giorni pasquali per cuocere i dolci ed il pane azzimo, il tipico pane ebreo senza lievito.
Il bagno Mikveh, una stanza con una vasca che raccoglieva l’acqua piovana dove veniva fatto la Tevilah, il bagno rituale che si fa per convertirsi all’ebraismo o per riacquisire la purezza. Per esempio le donne ebraiche devono farlo dopo ogni ciclo e dopo il parto.
La cantina kasher dove veniva prodotto il vino kasher, cioè puro, perché fatto secondo le regole ebraiche che proibiscono l’uso di additivi a base di caseina. L’alimentazione ebraica non prevede infatti che si possano consumare nello stesso pasto carne e latte quindi un vino con additivo a base di caseina non potrebbe essere consumato con la carne. Il vino kasher è prodotto ancora oggi a Pitigliano.
È presente anche il Museo della Cultura Ebraica e un locale che era adibito a tintoria.
Oltre a quello etrusco ed ebreo, Pitigliano conserva anche la memoria del suo passato medievale, avvenuto sotto gli Aldobrandeschi, i signori della Maremma. E ancora il passato romano nell’origine del suo nome e quello rinascimentale con i palazzi della nobile famiglia Orsini che gli diede grandezza. E ancora ci furono i Medici, la cui testimonianza più imponente è l’Acquedotto Mediceo con i suoi 13 archi.
Da vedere ancora la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, la Chiesa di San Rocco, l’edificio più antico, e il Santuario della Madonna delle Grazie, da cui si ha la veduta più bella sul borgo.
E poi il Museo Archeologico della Civiltà Etrusca, il Museo Archeologico all’Aperto Manzi e il Museo di Palazzo Orsini.
Inoltre, ovviamente, aggiratevi fra i vicoli stretti perché son uno più bello dell’altro.
Ammirate i bellissimi portali delle case antiche ornati di elementi decorativi. Così belli da essere diventati anche dei souvenir.
Quando andare a Pitigliano
Pitigliano è bella da visitare tutto l’anno, ma sicuramente farlo durante una delle sue feste tradizionali o eventi enogastronomici, renderà la visita ancora più interessante.
Principali manifestazioni a Pitigliano
La Torciata di San Giuseppe il 19 marzo. Questa tradizione nasce da un antico rituale, già in uso presso gli etruschi, di benvenuto alla primavera. Si bruciavano le sterpi come rito propiziatorio affinché i terreni fossero fertili e i raccolti abbondanti.
La sera del 19 Marzo quaranta torciatori, incappucciati e vestiti con abiti tradizionali, partono da una delle antiche vie cave, la Via Cava del Gradone, portando in spalla un fascio di legna e canne. Arrivati nella piazza di Pitigliano, accendono il fascio di legna come una torcia e incendiano un fantoccio di paglia, alto diversi metri, che simboleggia l’invernacciu, l’inverno in dialetto. Poi gli uomini incappucciati, tenendosi per mano, si mettono in cerchio intorno al fuoco e danzano tutti insieme, rievocando antichissimi riti e tradizioni. Il falò simboleggia la fine dell’Inverno e l’arrivo della primavera.
Ancora oggi, soprattutto gli anziani, si portano a casa un po’ della cenere del falò. Secondo la leggenda sarebbe di buon auspicio per un anno fortunato.
L’Infiorata in occasione del Corpus Domini. A partire dal mattino si ricoprono le vie del centro storico con disegni di soli fiori e foglie verdi. Il lavoro dura tante ore e si può ammirare fino a sera quando le infiorate vengono calpestate dalla processione. È usanza portarsi a casa un po’ dei fiori utilizzati.
La Festa della Contea il terzo weekend di agosto. Per tre giorni Pitigliano si trasforma in un villaggio rinascimentale. Si svolge un Palio dei Rioni in cui gareggiano i quattro rioni storici di Pitigliano: Capisopra, Capisotto, Fratta e Borgonuovo. Per le strade ci sono giocolieri, danzatrici, saltimbanchi, cortei in armature e abiti rinascimentali. Si potrà mangiare alla Mensa del Conte e all’Hosteria del Viandante.
Settembre divino è la manifestazione che si svolge in concomitanza con la vendemmia. Per quattro giorni le cantine del centro storico scavate nel tufo sono aperte. Ci sono degustazioni di prodotti tipici accompagnati dal vino, musica e balli.
Cosa assaggiare
Anche le ricette a Pitigliano onorano il passato. E così, il dolce più famoso, è lo Sfratto del Goym, un biscotto con la forma del bastone ricurvo che usava la polizia per sfrattare le famiglie ebree dalle loro case e rimandarle nel ghetto dopo l’editto di Cosimo II dei Medici nel 1600.
La ricetta per la preparazione dello Sfratto dei Goym, lunga e impegnativa, si tramanda da secoli di generazione in generazione.
Una volta si faceva solo per Natale, ma ora si può trovare tutto l’anno nel Forno del Ghetto vicino alla Sinagoga. Esternamente è un impasto di farina, uova, zucchero, burro e spezie, mentre il ripieno è di miele, noci, buccia d’arancio, cannella e noce moscata. LO sfratto del Goym è Presidio Slow Food.
Assolutamente da provare è anche il Bianco di Pitigliano, uno dei più pregiati vini bianchi italiani.
Insomma, non mancano davvero i motivi per visitare questo suggestivo borgo toscano!
Voi ci siete mai stati?