È faticoso arrivare al Lago di Antermoia. Ma quando si conquista finalmente la sua vista, si rimane a bocca aperta. Non importa se lo si è già visto tante volte in foto: non si può essere pronti a vedere una tale meraviglia.
È una perla verde incastonata in uno scenario che toglie il fiato. Da un lato le vette della Croda del Lago che salgono in perpendicolare, a formare una vera e propria parete
Tutto intorno come un anfiteatro di montagne a custodirlo, la Croda e il Catinaccio. Un cielo fatto spesso di nuvole a rispecchiarsi nel turchese delle sue acque. Che contrasta con lo strato di ghiaccio che rimane sempre anche in piena estate.
È uno scenario quasi lunare. Solo qualche fiore isolato spunta qua e là dalla roccia. Anche nelle acque del lago non c’è vita.
Si fa fatica a staccarsi dal Lago di Antermoia dopo averlo visto. Viene voglia di fermarsi a dormire al Rifugio omonimo per vederlo anche al tramonto e all’alba.
Quando sul Catenaccio si compie il fenomeno dell’Enrosadira tipico delle Dolomiti. Le vette si tingono di rosa. Uno spettacolo nello spettacolo.
Enrosadira letteralmente, dall’antico ladino, significa “diventare rosa”. Scientificamente ciò avviene per la riflettività delle pareti rocciose delle Dolomiti grazie alla presenza di dolomite, un composto di calcio e magnesio.
Ma è decisamente più struggente spiegarlo con la leggenda legata a questo fenomeno.
La leggenda di Re Laurino
Laurino era il re dei nani che vivevano sul Catinaccio. Qui coltivava un meraviglioso giardino di rose. Il Catinaccio in tedesco si chiama “Rosengartengruppe”, che significa proprio giardino di rose. Un giorno il principe del Latemar, attratto dalla vista delle rose, si inoltrò nel regno di re Laurino e vide la bellissima figlia Ladina. Se ne innamorò all’istante e la rapì per sposarla. Il re Laurino, disperato, gettò una maledizione sul suo giardino che aveva attratto il Principe e decretò che, né di giorno né di notte, nessun occhio umano avrebbe più potuto ammirarlo. Laurino dimenticò però di menzionare l’alba e il tramonto. Ecco perché in questi due momenti il giardino delle rose riappare e tinge il Catinaccio di rosa.
C’è anche un’altra triste leggenda legata alla nascita del lago.
La leggenda del Lago di Antermoia
La leggenda di Antermoia narra della triste vicenda di Oswald von Wolkenstein, un giovane innamorato della musica, sulle cui mani gravava un incantesimo che gli impediva di suonare e che poteva essere rotto solo da un grande dispiacere. Ogni volta che toccava uno strumento, infatti, questo si rompeva fra le sue mani prima che potesse suonarlo.
Un giorno incontrò una saliga, una delle strane e misteriose fanciulle che abitavano i boschi della zona, e se ne innamorò. La ragazza lo ricambiò e gli svelò l’incantesimo che incombeva su di lui. Gli fece però promettere che mai avrebbe cercato di conoscere il suo nome e di pronunciarlo.
Una sera il giovane, tornando dalla montagna, vide dei Cristannes seduti intorno ad un falò a parlare. Sapeva che erano degli esseri selvaggi che vivevano nel bosco e conoscevano ogni segreto e, spinto dalla curiosità, si fermò ad ascoltarli nascosto dietro ad un albero. Fu così che scoprì che la sua amata fanciulla si chiamava Antermoia.
Quando la vide le sfuggì il suo nome ed immediatamente dalla ragazza fuoriuscì un rivolo d’acqua che la avvolse trasformandola in un lago. Per il grande dispiacere il sortilegio si ruppe e Oswald poté finalmente suonare. Inconsolabile, iniziò a viaggiare per il mondo suonando le melodie più tristi.
Come arrivare al Lago di Antermoia, la mia scelta
Si può arrivare in diversi modi al Lago di Antermoia. Tutte escursioni splendide che, probabilmente, andrebbero provate tutte perché questa zona delle Dolomiti è forse la più bella.
Io ho scelto il percorso che parte da Campitello per una mera ragione di tempo di percorrenza. È infatti la via più breve.
Il percorso è splendido e ci si dovrà fermare più volte ad ammirare il paesaggio imponente.
È catalogato come un percorso escursionistico semplice, ma in tutta onestà tanto semplice non lo è per il fatto che l’andata è tutta in salita. Due ore e mezzo a un buon passo senza mai una tregua.
Consiglio di evitare di percorrere a piedi il primo tratto da Campitello al Rifugio Micheluzzi e di prendere le frequenti navette che vanno avanti e indietro . Vi risparmierete un’ora abbondante di cammino (che si aggiungerebbe alle 2 ore e mezza) in una strada senza grandi attrattive. In questo il modo il percorso, andata e ritorno, dura dalle 5 alle 6 ore a seconda del vostro passo.
Dal rifugio Micheluzzi si percorre un’ampia strada bianca attraverso la Val Duron. Prati verdissimi, baite fiabesche e ripidi versanti ricoperti di abeti.
A giugno i prati sono disseminati di fiori dai mille colori. Sulla sinistra scorre placido il fiume e gli unici rumori che sentirete sono lo sciabordare delle sue acque, il ronzio degli insetti ed i campanacci di mucche e pecore che pascolano nei prati.
Sullo sfondo i bellissimi Denti di Terra Rossa.
Dopo mezz’ora si arriva ad un bivio e si prosegue a sinistra attraversando un ponticello. È il sentiero che conduce ripido al Passo. Il primo tratto passa attraverso un boschetto ed è l’unica parte senza panorama. A farvi compagnia però tante marmotte e, a giugno, una distesa di azalee selvatiche in fiore.
Da qui è tutta salita. Piano piano il panorama si apre e si procede in mezzo ai prati. Una volta raggiunto il Passo delle Ciaregole (2282), inizia la meraviglia intorno a voi. Lo sguardo su tutte le vette più importanti vi accompagnerà fino in cima.
Da qui cambia improvvisamente anche il terreno sotto i vostri piedi. Da terreno e vegetazione si passa a pietre e ghiaia. La salita è un po’ meno faticosa perché il sentiero procede a zia zag per concedere un po’ di respiro.
Arrivati in cima, al Passo di Dona (2516), è difficile smettere di voltarsi indietro a guardare il panorama. Sotto di voi si distinguono due valle verdi: la Valle Duron a sinistra e la Valle de Dona a destra. Dietro, da sinistra le Torri del Vajolet, i verdi prati dell’Alpe di Siusi, il Sasso Piatto e il Sasso Lungo, il Gruppo Sella e la Marmolada. Lo sguardo riesce ad abbracciarli tutti.
Difficile trovare un paesaggio dolomitico più bello.
Proseguendo invece si apre davanti agli occhi un paesaggio bianco e un po’ lunare circondato dalla Croda del Lago e dal Catinaccio di Antermoia. Da qui la salita è finalmente finita. Si scende verso il Rifugio di Antermoia costeggiando le pareti verticali della Croda del Lago.
Poco dopo il rifugio, ecco finalmente il lago, che apparirà solo alla fine del sentiero come un dono meritato.
Il Lago di Antermoia è di origine glaciale ed è l’unico lago che mantiene una porzione ghiacciata anche in piena estate e non si prosciuga perché continua ad essere alimentato dal torrente Ruf de Udai. È piacevole compiere tutto il percorso intorno al lago in circa 20 minuti. Non è quasi mai affollato per la difficoltà di arrivare fin qui.
Credetemi, non vi stancherete mai di ammirarlo!
Il ritorno, tutto in discesa, è molto meno faticoso anche se sentirete la stanchezza dell’andata. Occorre fare solo attenzione nel primo tratto perché ha il fondo ghiaioso ed è facile scivolare. Questa volta il panorama ce l’avrete davanti e non finirete mai di riempirvi gli occhi di bellezza!
Segnalo che al ritorno molti preferiscono intraprendere un percorso ad anello tornando indietro fino al passo di Dona e poi scendere per la val Udai, arrivando a Mazzin o per la val di Dona passando per l’omonimo rifugio e arrivando a Fontanazzo o Di Sotto.
Da qualunque parte torniate, arriverete forse stanchi ma appagati pienamente! Raccontatemi nei commenti se avete percorso una delle altre vie di accesso al lago!
Sono tanti gli itinerari per arrivare al Lago di Antermoia. Ve li elenco brevemente, ma vi rimando all’articolo dedicato a come arrivare al Lago di Antermoia per i dettagli.
Come arrivare al Lago di Antermoia, percorsi alternativi
Da Pera di Fassa, attraversando la Val del Vajolet, località Gardeccia, ed il Passo Antermoia
Sentieri 546 e 584 / Tempo: ore 4 / Facile (E)
Da Pera di Fassa, attraverso la Val Udai
Da Pera di Fassa, dovete raggiungere Ronc a piedi o in auto. Da lì parte il sentiero 579.
Sentieri 579 e 580 / Tempo (a partire da quando si prende il sentiero 579): ore 3:30 / breve ma ripido
Dal Rifugio Gardeccia a Antermoia
Si parte dal rifugio Gardeccia situato a 1949 metri s.l.m. e raggiungibile da Pera in seggiovia e 45 minuti di cammino o da Vigo di Fassa in funivia e 45 minuti di cammino.
Percorso a anello/ Dislivello 1100 metri / Tempo 7h / EEA
Arrivare al Lago di Antermoia da Mazzin, attraverso la Valle Udai
Sentiero 580 / Tempo: ore 3:30 / Facile (E)
Da Fontanazzo di Sotto, per la Valle di Dona
Sentiero 577-580 / Tempo: ore 3:30 / Facile (E)
Arrivare al Logo di Antermoia dall’Alpe di Siusi
Questa è una delle escursioni più lunga attraverso il Passo Tires (2441), il Passo Duròn (2168), il Passo delle Ciaregole (2282) ed il Passo di Dona (2.516), ma facile per dislivello.
Sentieri n.2 (sul versante dell’Alpe di Siusi) (4-594) 532-555-578-580 / Tempo: ore 6.
Per i dettagli delle escursioni leggete l’articolo dedicato:
Come arrivare al Lago di Antermoia
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